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DIPENDENZA AFFETTIVA: quando l’amore diventa ossessione e invade la mente

DIPENDENZA AFFETTIVA: quando l’amore diventa ossessione e invade la mente

L’amore nasce dall’incontro di due persone non di due metà e rappresenta un’occasione di crescita, arricchimento e reciprocità.

Durante la fase dell’innamoramento è assolutamente normale che ci sia un certo grado di fusione e dipendenza, ma, con il passare del tempo e con lo stabilizzarsi del rapporto, tende a diminuire.

Quando invece, con il passare del tempo, una persona vede, nel legame con un’altra persona, l’unico scopo della propria esistenza ed il riempimento dei propri vuoti affettivi, l’amore può trasformarsi in un a “gabbia” senza prospettive di fuga con pareti fatte di dolore.

La presenza dell’altro non è più una libera scelta, ma è vissuto come una questione di vita o di morte: senza l’altro abbiamo la PERCEZIONE di non esistere.

L’affetto e l’amore verso una persona assumono le caratteristiche di una dipendenza. È per questo che possiamo parlare  di DIPENDENZA AFFETTIVA.

Nel  rapporto quello che seduce è la lotta: la dipendenza si alimenta del desiderio di essere amati proprio da chi non ci ricambia come vogliamo e cresce in proporzione al rifiuto, anzi se non ci fosse il rifiuto l’amore si estinguerebbe.

Inoltre ciò che viene sperimentato come “amore” diventa una “droga”.

I sintomi, in effetti, sono identici:

  1. EBREZZA: non riesce ad ottenere in altro modo la sensazione di piacere che prova quando sta con il/la partner e, quindi, gli è indispensabile;
  2. ASTINENZA: sente di esistere solo quando c’è l’altro/a, la sua mancanza lo getta in uno stato di allarme. Pensare la propria vita senza l’altro è inimmaginabile. L’altro è visto come l’unica fonte di gratificazione,le attività quotidiane sono trascurate, l’unica cosa importante è il tempo trascorso con l’altro.   
  3. INCAPACITÀ DI CONTROLLARE IL PROPRIO COMPORTAMENTO: una riduzione di lucidità e capacità critica che crea vergogna e rimorso e che in taluni momenti viene sostituita da una temporanea lucidità, cui segue un senso di snervante sconfitta e una ricaduta nella dipendenza , che fa sentire più imminenti di prima i propri bisogni legati all’altro. Questi processi si colorano di rabbia senso di colpa.

Inoltre, a differenza delle droghe, che sono più facilmente disponibili, si può generare una paura ossessiva di perdere la persona amata, espressa con gelosia e possessività, che si alimenta smisuratamente ad ogni piccolo segnale negativo che si percepisce.

 Alto fattore da tenere in considerazione è che la dipendenza affettiva  è un fenomeno che non riguarda una sola persona, ma è una dinamica a due.

La situazione in cui  entrambi i partner mostrano dipendenza affettiva l’uno dall’altro, arrivando ad instaurare una relazione basata sul controllo costante dello stato mentale dell’altro, come unica possibilità di mostrare il proprio valore, la propria forza e la propria autostima è chiamata CO-DIPENDENZA  AFFETTIVA.

Essere  co-dipendente significa  “dipendere” da chi a sua volta dipende (cibo, alcool, gioco, droga ecc..) , cioè è ossessionata dal comportamento del/la suo/a partner. All’apparenza è una persona forte, sempre dedito/a agli altri, volto/ a sacrificare la propria vita per  i figli, il marito/la moglie e il genitore. Inoltre è molto attento/a al comportamento dell’altro/a diventando controllante ed invadente, esi appropria di ruoli che non sono suoi, facendosi carico della responsabilità degli altri familiari.

A lungo andare, però, il comportamento che inizialmente lo/la gratificava diventa faticoso e doloroso per il fatto che “nessuno pensa a lei/lui”.

Il/la partner del /la co-dipendente, quindi, il /la dipendente affettiva, può essere:

  • una persona sfuggente, irraggiungibile (per es. sposata);
  • una persona che “maschera” la sua dipendenza affettiva con una dipendenza da cibo, alcool, gioco d’azzardo, droga, che diventano per il co-dipendente una giustificazione per dedicarsi interamente all’altro/a bisognoso/a.

USCIRE DALLA DIPENDENZA AFFETTIVA E  CO-DIPENDENZA NON È IMPOSSIBILE  ANCHE  SE  FATICOSO E DOLOROSO.  SAPERE DI SOFFRIRE DI QUESTI TIPI DI DIPENDENZA È IL PRIMO PASSO PER AIUTARSI A LIBERARSENE

Le paure di stare in coppia

Le paure di stare in coppia

L’incapacità di vivere serenamente una relazione è una difficoltà reale e coinvolge sia donne che uomini.

Tutti cercano l’amore della vita, ma a volte vivere una relazione spaventa.

È la paura di innamorarsi!

 Perché sono presenti  resistenze mentali, che bloccano e non permettono di vivere serenamente una storia d’amore.

Altri parlano di anoressia sentimentale, quando non si riesce ad amare per il timore di soffrire ancora, ipercontrollando i propri sentimenti. Sono tante le sfaccettature della stessa dinamica, che impedisce di stare in coppia e costruire un futuro assieme.

Di solito È legato al timore di perdere il controllo della situazione, caratteristico delle persone molto razionali o di quelle che hanno sofferto per amore.

Si tratta di una sorta di stato di allarme che si attiva, il più delle volte in maniera non consapevole,  quando si percepisce che la storia si fa più seria e  ci si inizia a sentite dipendenti dall’altro.

 Il che, all’inizio di una relazione, è normale perché l’innamoramento comporta necessariamente una perdita di controllo, un affidarsi all’altro.

Quando però si è abituati a controllare sempre tutto, non si è disposti a vivere in funzione dell’altro. L’innamoramento è considerato una debolezza e l’altro diventa un potenziale pericolo.

Succede proprio l’opposto di quello che dovrebbe accadere in amore: invece che sentirsi sicuri vicino al partner, ci si sente fragili.  

Quando, pertanto,  i sentimenti sono intesi come causa di insicurezza, non ci si lascia più andare.

Se poi nel passato si è vissuta una relazione che  è stato fonte di sofferenza, si teme di ritrovarsi nella stessa sensazione.

Così Nelle storie successive la persona può scegliere di non darsi completamente all’altro e di razionalizzare, il più possibile il proprio coinvolgimento.

La relazione precedente ha lasciato ferite aperte!

Vediamo ora quali sono le paure femminili che bloccano:

  • L’essere presa in giro dal partner;
  • il terrore di essere tradita, che si sviluppa di solito dopo un’esperienza passata di infedeltà.
  • il timore che il partner possa cambiare. si pensa che il proprio partnere possa fuggire se gli si rivelano i propri sentimenti.

E quelle maschili? 

  • perdere la propria libertà quando la storia si fa seria, dover rinunciare ai propri spazi perché si teme il controllo da parte della compagna.
  • la paura di farla soffrire
  • La paura di cambiare idea sui sentimenti nel corso del tempo
  • La paura che il legame possa portare in futuro delle responsabilità e dei cambiamenti radicali nella propria vita.

Ci sono dei segnali, dei campanelli di allarme, che possono farci capire il perché non riusciamo a darci completamente al partner.

Per esempi:

  • Non voler entrare troppo nel mondo dell’altro, quindi si teme la condivisione.
  • Ma anche la riluttanza a fare una vacanza insieme, poiché questa costringe a vivere una quotidianità.
  • l’incapacità di parlare di sentimenti con il partner: poter dire ti amo o sentirsi dire ti amo.
  • la cautela a fare regali importanti o l’essere in difficoltà quando si ricevono.
  • il panico di programmare con il partner qualcosa che accadrà nel futuro a lungo termine”.

Esistono cattive abitudini mentali di intralcio nel sereno sviluppo di un rapporto a due? 

Per gli uomini, , restare ragazzini pronti solo e sempre a divertirsi, non rinunciare per niente al mondo agli amici, dire bugie,ricercare avventure, evitare responsabilità.

Le donne invece tendono a non chiudere la porta agli ex, soffrire sempre per amore, essere gelose, credere poco in se stesse e nella propria femminilità, essere esageratamente esigenti e controllanti”.

Imparare ad avere meno paura e provare a lasciarsi andare provando a considerare gli aspetti positivi della relazione che si sta vivendo e cioè il piacere di

  • sentirsi amati
  • essere sostenuti
  • divertirsi insieme e sentirsi spensierati
  • avere una progettualità

Certo non sempre ci si riesce da soli a vincere la resistenza a vivere una relazione a 360°.

Se è così chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta che possa sostenerci a superare i blocchi che si hanno e ad imparare a lasciarsi andare è forse la strada più indicata per riuscirci.

La coppia oggi

La coppia oggi

La coppia in natura nasce  finalizzata alla protezione dei piccoli ed al reciproco sostegno.

Tra gli esseri umani sono stati , sono e saranno i cambiamenti culturali delle differenti epoche storiche a dare al rapporto di coppia significati diversi e a stabilire i ruoli dell’uomo e della donna al suo interno, rendendola, di conseguenza, più o meno stabile e più o meno felice.

Investire le  energie nella propria autorealizzazione porta ad un duplice livello di competizione : all’esterno nella realtà lavorativa ed all’interno con il partner.

Soprattutto gli uomini si trovano oggi a confrontarsi con il successo della partner.

Il potere della coppia fino al secolo scorso ha avuto un unico titolare: l’uomo.

Oggi non è più così!

A seguito di una progressiva libertà economica della donna e di un suo maggior potere siamo giunti ad una profonda trasformazione . relazionale tra i partner.

La coppia che un tempo si fondava sulla complementarietà dei ruoli e su vincoli sociali e morali, nella nostra epoca storica ha subito un profondo cambiamento.

Sembra che la relazione di coppia abbia perso quei fattori di stabilità di origine socio-economica e morale di cui godeva in passato, per reggersi  in prevalenza su fattori di felicità.

Oggi la stabilità di una coppia è data da 3 componenti essenziali:

  • L’intimità
  • La passionalità
  • La progettualità

Fattori affascinanti, ma al tempo stesso molto fragili.

Nella nostra epoca storica prevale su tutto il bisogno di autorealizzazione di entrambi i partner.

Oggi il successo e l’affermazione individuale attraverso il lavoro ed il guadano sono esaltati come obiettivi primari. Diventa pertanto difficile conciliare il tempo e l’energia dedicati al lavoro e alla carriera con la vita di coppia e ancora di più con quella familiare.

La ansie, le paure e le preoccupazioni  mescolate a speranze, idealizzazioni e la ricerca di sicurezza di fronte alla vita di coppia (convivenza o matrimonio) hanno assunto notevoli dimensioni.

Tanto sono certi della riuscita della loro unione quanto sono fragili di fronte alle difficoltà della vita di coppia.

Molteplici sono le motivazioni addotte per giustificare le separazioni e i fallimenti della relazione.

In realtà è difficile ritrovarsi in una società complessa come quella di oggi basata sulla precarietà economica e la modifica dei valori. Tutto ciò che era vacilla.

Nello stesso tempo non si può fare di tutta l’erba un fascio ogni coppia è una storia a sé.

Fattore importante è la maturità o immaturità di entrambi i partner o di uno dei due.

Come vi è un cammino verso la maturità per ogni persona, allo stesso modo vi è un percorso verso la maturità, la crescita per la vita a due.

Prima ognuno dei partner faceva il suo viaggio individuale, ora, con la convivenza si assume la responsabilità di condividere il percorso di maturità con il proprio partner.

I due percorsi si fondono, le 2 personalità si fondono e si supportano oppure si ostacolano e si allontanano segnando percorsi diversi.

Nel costruire la coppia, ciascun partner partecipa con la propria storia in cui sono coinvolti vari aspetti della personalità ed i vari livelli di maturità.

Pensare che con la convivenza inizia tutto da capo e che vengano abbandonate abitudini, attese, scelte di valori atteggiamenti verso la vita, relazioni e affetti ed anche atteggiamenti aggressivi  è un’ illusione.

Sono aspetti facenti parte della storia individuale e si inseriscono nella storia a due.

A volte ci sarà sintonia altre disarmonia a seconda delle circostanze e del ritmo con cui i 2 modi di essere si ritroveranno ad amalgamare le 2 storie senza che nessuno dei 2 si senta annullato nella propria individualità.

Ogni partner è coinvolto nel sistema coppia o sistema famiglia di cui è attore, ma anche spettatore. È coinvolto con le sue emozioni e comportamenti nelle emozioni e comportamenti degli altri membri e contemporaneamente è influenzato dalle emozioni e comportamenti degli altri.

La coppia ieri ed  oggi

La coppia ieri e oggi

La coppia e il matrimonio è stato e continua ad essere anche nelle giovani generazioni, un ideale da raggiungere.

Il costante aumento delle separazioni e dei divorzi  mostrano le difficoltà e le delusioni che molti giovani hanno di fronte al matrimonio.

Sulla coppia incombe un’ombra di diffuso pessimismo!

 Sono stati , sono e saranno i cambiamenti culturali delle differenti epoche storiche a dare al rapporto di coppia significati diversi e a stabilire i ruoli dell’uomo e della donna al suo interno, rendendola, di conseguenza, più o meno stabile e più o meno felice.

La coppia non è più finalizzata alla procreazione, ma come espressione di relazione affettiva.

L’ideale della coppia unica , che dura tutta la vita è un sogno che tutti ci portiamo dentro.

Ma è solo un’ideale!

È appena nata la coppia  intesa come nucleo indipendente della vita affettiva fondata esclusivamente sull’amore.

Il potere della coppia fino al secolo scorso ha avuto un unico titolare: l’uomo.

Oggi non è più così!

A seguito di una progressiva libertà economica della donna e di un suo maggior potere siamo giunti ad una profonda trasformazione  relazionale tra i partner.

La coppia ieri si fondava sulla complementarietà dei ruoli e su vincoli sociali e morali, oggi, nella nostra epoca storica, ha subito un profondo cambiamento.

Sembra che la relazione di coppia oggi abbia perso quei fattori di stabilità di origine socio-economica e morale di cui godeva in passato, per reggersi  in prevalenza su fattori di felicità.

Oggi la stabilità di una coppia è data da 3 componenti fondamentali:

  • L’intimità
  • La passionalità
  • La progettualità

Fattori affascinanti, ma al tempo stesso molto fragili.

Nella nostra epoca storica la maggior difficoltà è costituita dal bisogno di autorealizzazione di entrambi i partner dato che la società attuale esalta come obiettivi primari sia il lavoro che il guadagno sia per l’uomo che per la donna.

Il bisogno di autorealizzazione prevale su tutto.

Diventa, pertanto, difficile conciliare il tempo e l’energia dedicati al lavoro e alla carriera con la vita di coppia e ancora di più con quella familiare.

La ansie, le paure e le preoccupazioni  mescolate a speranze, idealizzazioni e la ricerca di sicurezza dei giovani di fronte alla vita di coppia  hanno assunto notevoli dimensioni.

Tanto sono certi della riuscita della loro unione quanto sono fragili di fronte alle difficoltà della vita di coppia.

Molteplici sono le motivazioni addotte per giustificare le separazioni e i fallimenti della relazione.

In realtà è difficile ritrovarsi in una società complessa come quella di oggi basata sulla precarietà economica e la modifica dei valori.

Tutto ciò che era prima, oggi  traballa.

Nello stesso tempo non si può fare di tutta l’erba un fascio:

ogni coppia è una storia a sé.

Un fattore importante è la maturità o immaturità di entrambi i partner o di uno dei due.

Come vi è un cammino verso la maturità per ogni persona, allo stesso modo vi è un percorso verso la maturità per la coppia.

Prima ognuno dei partner faceva il suo viaggio individuale, ora, con la convivenza ognuno colloca la sua crescita all’interno della coppia.

I due percorsi si fondono, le due personalità si completano e si supportano o,  viceversa, si ostacolano e si allontanano segnando percorsi diversi.

Nel costruire la coppia, ciascun partner partecipa con la propria storia in cui sono coinvolti vari aspetti della personalità ed i vari livelli di maturazione.

È  un’ illusione pensare che con la convivenza inizia tutto da capo e che vengano abbandonate abitudini, attese, scelte di valori, atteggiamenti verso la vita, relazioni e affetti ed anche atteggiamenti aggressivi e quant’altro.

Sono aspetti facenti parte della storia individuale che si inseriscono nella storia a due che è tutta da creare a 4 mani.

A volte ci sarà sintonia, altre volte disarmonia a seconda delle circostanze e dell’armonia  con cui i due modi di essere si ritroveranno a scrivere insieme la storia,  senza che nessuno dei partner si senta annullato nella propria individualità.

Ogni partner è coinvolto nel  coppia  di cui è attore, ma anche spettatore.

È coinvolto con le sue emozioni e comportamenti nelle emozioni e comportamenti del partner  e contemporaneamente  ne è influenzato.

Per concludere la storia della coppia è fatta di aspettative, richieste, desideri non espressi, di sottintesi, ascolto, comunicazione, silenzi, gioia, allontanamento e riavvicinamento, ritrovarsi e anche di abbandonarsi. Ma alla base di tutto ciò c’è la ricerca dell’amore!

I segnali che indicano la fine di una relazione di coppia

I segnali che indicano la fine di una relazione di coppia

Se nella relazione di coppia si sta attraversando un momento particolarmente difficile o siamo particolarmente infelici, è opportuno soffermarsi su alcuni segnali per capire se sono rivelatori della sua fine imminente o semplici episodi passeggeri.

Spesso siamo consapevoli che qualcosa sta accadendo, ma preferiamo ignorarlo.

Infatti porre fine ad una relazione è estremamente doloroso!

Vediamo quali sono i segnali che rivelano la fine di una relazione:

 

1) LITIGI

La vita di coppia si è trasformata in un campo di battaglia e l’unica esperienza che si condivide con il partner è quella conflittuale. 

Ogni  incontro è l’occasione per esprimere rabbia e delusione.

Ormai tutti i fattori positivi si sono esauriti ed il rapporto è entrato in una fase degenerativa.

A volte restano alcuni punti di contatto (ad es. il rapporto sessuale) e ci si illude di riportare in vita il rapporto.

Se litigare in se può essere un  atto positivo all’interno di una relazione sana, i battibecchi inutili e ripetitivi più spesso indicano che il rapporto è arrivato al capolinea.

Essi sono la millesima rappresentazione della stessa scena di un film visto e rivisto.

Spesso, inoltre, si tollera di litigare in quanto c’è la speranza che sia l’ultima discussione e si ottenga qualche risultato.

Ma se nessuno dei due modica le proprie posizioni il miracolo non avviene.

Questo vuol dire che il litigio è solo un modo per evitare la fine del rapporto.

 

2) DIFFERENZE INCOCILIABILI

Le differenze tra i partner diventano tali quando lo spazio condiviso è diventato talmente ristretto da essere destinato solo alle diversità.

Ecco quali sono tali tipi di differenze:

  • Abitudini
  • Amici
  • Educazione
  • Gusti culturali

Quando, infine, neppure i compromessi sono sufficienti a garantire l’evolversi della relazione, è difficile  che sopravvive.

 

3) NOIA

Ci si sente annoiati e depressi senza un vero motivo.

Tra noi ed il partner non accade più nulla di nuovo.

Può essere che ci si è allontanati a poco a poco e trasferiti in due mondi separati e diversi.

Oppure è accaduto un evento drammatico che, invece di avvicinare, ha allontano i partner.

Insomma la relazione non è più una risorsa su cui poter contare.

 

4) DISTANZA EMOTIVA

Ci accorgiamo che la persona a cui eravamo legati non è più presente quando cerchiamo un contatto.

Cerchiamo di entrare in contatto con l’altro, ma avvertiamo solamente la sua assenza.

Questo accade quando i nostri interessi si spostano altrove, come sul lavoro, sulle amicizie e sull’attività fisica.

La distanza emotiva indica, di solito, che, inconsapevolmente, entrambi i partner si sono già creati una realtà privata alternativa, fuori dalla coppia, e che hanno omesso di comunicare tra loro per creare una realtà comune che soddisfi le esigenze di entrambi.

 

5) AVVENTURE

Le avventure sono il sintomo classico che indica che qualcosa non va.

In questo modo togliamo al rapporto un elemento che lo rende unico ed esclusivo.

Vivere relazioni al di fuori del rapporto di coppia è segno che esso è in crisi e può rappresentare un ambiguo tentativo di comunicare.

 

6) TRASLOCO

Quando la relazione ha superato il suo ciclo vitale, un cambiamento di luogo può far emergere il fatto che le sue fondamenta si sono sbriciolate.

Diciamo che il rapporto di coppia era tenuto insieme solo dal vivere in una certa casa, in un determinato quartiere e in una certa città.

Il trasloco è un cambiamento radicale in cui differenze inconciliabili vengono alla luce.

Lo stress che accompagna il traslocare ha la capacità di mettere in risalto le zone d’ombra del rapporto.

Affrontarli diventa l’occasione per trasformare la relazione o per capire se, in realtà, è morta da tempo.

 

Porre la propria attenzione su questi segnali aiuta a capire se stiamo attraversando un periodo veramente difficile o siamo veramente infelici.

Spesso sappiamo perfettamente cosa stia accadendo, ma preferiamo sopportarlo o addirittura ignorarlo e faticosamente andiamo avanti lasciando le cose così come stanno.

Questo accade poiché abbiamo paura, per non dire che siamo terrorizzati dalla sofferenza che potremmo provare  quando scriviamo fine alla nostra storia di coppia.

Sembra più semplice, meno faticoso e doloroso sopportare una storia fatta di litigi, che ci annoia e le scappatelle del partner.

Ma i rapporti di coppia dovrebbero migliorare la qualità della vita e quando prevalgono esclusivamente le esperienze spiacevoli diventa opportuno chiedersi se veramente vale la pena continuare la relazione.

A volte le relazioni si esauriscono e bisogna prenderne atto.

È vero è difficile fare tutto da soli.

Quindi è importante chiedere aiuto ad una psicoterapeuta che ci possa sostenere e accompagnare per comprendere cosa stia realmente accadendo nella relazione e il coraggio di prendere la decisione giusta per noi.

Può essere che valga la pena cercare di superare le difficoltà e, con un valido aiuto, tentare tutte le strade possibili per ricostruire il rapporto.

Ma  se ci rendiamo conto che la relazione è finita, il supporto della psicoterapeuta può accompagnarci a sopportare meglio la sofferenza che inevitabilmente accompagnerà la separazione e a riprendere in mano la nostra vita.

Il carico mentale della donna nella coppia

Il carico mentale della donna nella coppia

Il fenomeno del carico mentale consiste nel pensare a tutto continuamente e , nello stesso tempo, di doverne fare altre per riuscire a coordinare la giornata di tutti i familiari nell’ambiente domestico.

Le dirette interessate sono le donne!

Il carico mentale consiste a tutte quelle piccole cose alle quali le donne pensano di continuo: per es. che è finito il dentifricio e bisogna aggiungerlo alla lista della spesa, che bisogna pagare le bollette che stanno per scadere o prenotare una visita medica.

Accade, così, che, nel corso della giornata, la donna interiorizza tutta una serie di sentimenti negativi fino a non riuscire più a contenerli e a quel punto esplode.

Il più delle volte è una reazione sproporzionata e mai rivolta verso il responsabile.

È una reazione naturale quando si è esaurita la scorta di pazienza e non si sono scaricate le tensioni un po’ alla volta.

Ecco che Il carico mentale  provoca tensioni all’interno della coppia.

Da un alto la donna rimprovera al partner di non assumersi responsabilità vedendo solo ciò che non fa e lo si biasima per la sua apparente indifferenza.

Lui sembra non capisca mai il nervosismo della sua compagna, mentre dovrebbe sapere quanto è complesso gestire casa e famiglia.

Affinchè le emozioni vengano rispettate e comprese occorre esprimerle!

Questa è una regola che è bene rispettare nella coppia!

Nessuno può indovinare ciò che sentiamo ed è anche possibile che non abbia idea che quel carico ci pesi.

Il mancato riconoscimento è il fattore principale dei litigi.

La responsabilità dell’amministrazione domestica è molto complessa come fosse una piccola azienda.

Se la donna ricopre tutti i ruoli contemporaneamente, la sua mente è, in modo costante , sotto pressione.

È  interminabile la lista di cose che affollano la mente delle donne e mamme.

Gli uomini ci sono ed compiono azioni: sono soltanto degli esecutori! Il suo atteggiamento sottintende:”Aspetto che mi dici cosa devo fare.”

La donna è la mente e l’uomo il braccio!

La donna, insomma, pone il pensiero non solo nelle cose da fare, ma anche su cosa delegare. Il carico mentale è sempre suo!

Se lavora ed arrivano dei figli, il carico mentale aumenta.

Al carico mentale domestico si aggiunge quello professionale!

Il ruolo di manager  familiare comporta anche un calo di efficacia come professionista, visto che ne ostacola la concentrazione.

Vede anche ridursi il tempo sul posto di lavoro: è sempre lei che deve tornare prima.

Una volta diventati consapevoli di tutto questo occorre cambiare modo di pensare .

Per riuscire ad innescare un cambiamento nella vita familiare è indispensabile cominciare a comportarsi in modo diverso.

 

SOLUZIONI

Se siete pronte a passare all’azione per liberarvi del carico mentale non dovete fare altro che trovare la combinazione più adatta alle vostre esigenze.

È indispensabile quindi:

  • Cambiare atteggiamento.
  • Cambiare modo di comunicare
  • Dividersi le responsabilità
  • Imparare a gestire lo stress
  • Focalizzare gli obiettivi
  • Amministrare il tempo.

Desidero sottolineare che la comunicazione è essenziale.

Quando nella vita le cose non vanno più bene è inutile aspettare che migliorino da sole e si adattino ai nostri bisogni.

Non accade mai!

Prendete in mano la situazione e parlatene!

La comunicazione deve essere costruttiva volta a cercare una soluzione, non il colpevole.

L’obiettivo della coppia è quello di gestire al meglio l’ambiente domestico.

Se per uno dei 2 partner la situazione non funziona più, sta alla coppia cercare una soluzione soddisfacente per entrambi i partner.

Non si tratta di avere ragione o torto. Anzi ciascuno ha ragione per motivi diversi.

Esprimere il proprio punto di vista, i propri sentimenti rispettando quelli dell’altro ed accettando che sono diversi e legittimi

Vuol dire cambiare atteggiamento!

Qualunque sia il problema parlarne consente di definirlo in modo più concreto e preciso.

Per fare in modo che la nuova organizzazione duri nel tempo è importante essere flessibili, adattandola alla situazione ed ai bisogni di entrambi.

Bisogna anche prestare attenzione che il carico mentale della donna non ricompaia se si presenta un cambiamento con il trascorrere del tempo.

Per esempio: un cambiamento sul lavoro, un trasferimento, la nascita di un figlio.

 

Come uscirne?

Tenendo presente che l’obiettivo di entrambi è quello di gestire al meglio l’ambiente familiare.

La soluzione è delegare in toto un’attività dall’inizio alla fine.

Bisogna realmente decidere di distribuire il carico mentale tra i due partner ed ognuno deve diventare il capo progetto nel settore di cui ha deciso di occuparsi.

L’essenziale è che ognuno gestisca  il proprio progetto dall’inizio alla fine.

Trovare nuove soluzioni richiede, però, una fase di adattamento.

Prendiamo in considerazione il fatto che, a causa del carico mentale domestico che pesa esclusivamente sulle proprie spalle, la donna raggiunge un consistente livello di stress.

È fondamentale imparare a gestire lo stress!

Solo così si può instaurare una nuova organizzazione egualitaria all’interno della coppia.

Anche l’uomo attraversa un periodo di cambiamenti ed ha bisogno di tempo per adattarsi alla nuova gestione .

È necessario che ciascun partner lavori sul proprio stress.

Ecco una riflessione su come funziona il nostro cervello sotto stress: quando ci troviamo sotto stress è la parte emotiva che ci dice cosa fare.

 È una reazione emotiva che prende il sopravvento a prescindere dal fatto che sia opportuno o meno.

Proprio per questo non è facile liberarsi dal carico mentale a cui ormai siamo abituate.

Per di più quando si è sotto pressione è difficoltoso concentrarsi su altre soluzioni.

In tale fase anche l’uomo rischia lo stress dato che sta imparando a prendersi nuovi impegni ed attività.

Sta cioè esercitandosi a prendersi un po’ di carico mentale della donna.

Anche l’uomo si sentirà oppresso!

Diamo la possibilità agli uomini di ricoprire il ruolo di responsabile familiare quando serve e alle donne quella di essere rappresentante, in modo meritevole, negli incarichi professionali.

Quindi trovare nuove soluzioni richiede una fase di adattamento in cui anche l’uomo, dovendo imparare a prendersi nuovi impegni, rischia lo stress!

Se per un partner la situazione non funziona più, è compito della coppia cercare una nuova soluzione accettabile per entrambi.

Non si tratta di avere ragione o torto, forse ciascuno ha ragione per motivi diversi. Solo esprimendo il proprio punto di vista, i propri sentimenti rispettando quelli dell’altro ed accettando che sono diversi

Riusciamo a cambiare atteggiamento ed a trovare una soluzione vantaggiosa per entrambi!

Nel caso sopraggiunga un affaticamento o altro, è indispensabile parlarne per cambiare procedura.

Che bello sapere di poter contare sull’altro!